di Simona Ingrassia. Doris Lessing, all’anagrafe Doris May Tayler, ha vinto il premio Nobel per la letteratura nel 2007.
Il padre, un ufficiale britannico reduce della prima guerra mondiale, dove aveva sofferto diverse amputazioni, aveva sposato la madre di Doris, un’infermiera, e si era trasferito in Persia, l’attuale Iran, dove lavorava come impiegato di banca. La sua famiglia si trasferì nella colonia britannica della Rhodesia del Sud (l’odierno Zimbabwe) nel 1925, conducendo la difficile vita dei coltivatori di mais. Sfortunatamente i mille acri di bush africano non divennero sufficientemente fecondi, ostacolando il desiderio della madre di vivere il sogno vittoriano delle “terre selvagge”.
Ed è qui che l’autrice ambienta le prime pagine del suo libro “Gatti molto speciali” descrivendo, con piglio deciso, asettico delle vicende molto crude. E’ la lotta tra gli esseri umani e i gatti selvatici, una lotta incessante per la sopravvivenza della fattoria. Quello che ne esce fuori da questa narrazione è la forza femminile nell’affrontare un incarico gravoso, che nessuno sembra mai mettere in discussione. Ogni persona però ha il suo punto di rottura, così anche la madre di Doris che decide di punto in bianco di abdicare dal suo ruolo per una settimana. Gli altri impareranno a proprie spese quanto sia gravoso e prezioso.
Doris Lessing si trasferisce a Londra ed è tutto un mondo diverso. Con una sapienza descrittiva sopraffina, ci racconta situazioni che tutti coloro che hanno avuto a che fare con queste splendide creature, conoscono bene. La protagonista iniziale è una gatta siamese grigia, abituata ad essere al centro dell’attenzione, che lei reclama con gesti e comportamenti tipici e che si vede destituita da una gattina nera. Doris Lessing la descrive così: “E’ elegante. Ha un profilo nobile e ricurvo, come quello dei gatti effigiati sulle tombe. Quando siete, eretta, con le zampe una accanto all’altra, oppure se si accuccia, con le palpebre semiabbassate, se ne sta immobile, remota, come se si fosse ritirata in qualche luogo lontano dentro di lei.” C’è tuto un gioco di rapporti, di gerarchia, di rivalità tra le due micie ma anche un inno alla sapienza tutta femminile che la gatta nera, inaspettatamente, dimostra di avere quando si occupa dei suoi cuccioli. La cosa più incantevole di tutto il libro arriva con la comparsa di Rufus. Un giovane gatto rosso segnato in maniera pesante dalla vita di strada e che Doris Lessing riesce, in qualche modo, a recuperare. E’ grazie a Rufus che l’autrice ci da modo di riflettere sulla diversità di intelligenza di questi piccoli felini. L’intelligenza di quest’ultimo è quella di chi ha dovuto vivere di mille espedienti, l’intelligenza di un sopravvissuto.
E’ un libro che mi sento di consigliare. Doris Lessing racconta in maniera lucida e sapiente il mondo dei gatti, senza facili sconti né pregiudizi di sorta.